Il cielo sotto

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Sydney e assaggi d’Australia: viaggiare (bene) a testa in giù, di Claudio Montalti

Il cielo sotto

Sito o fonte Web: www.claudiomontalti.net Il jet lag è uno degli ostacoli maggiori di un viaggio nel continente “downunder”. Fortunatamente Sydney, metropoli a misura d’uomo adagiata in un sito eccezionale, uno dei porti naturali più spettacolari del mondo, favorisce un buon recupero grazie a numerosi parchi cittadini ed alla baia che la rende così speciale.

Il polmone verde più grande è quello dei Botanical Gardens, tra i quartieri della City e di Woolloomooloo. Attraversato da centinaia di chilometri di piste ciclabili e pedonali ospita, oltre a numerose specie botaniche indigene e d’importazione, una ricca fauna stanziale di ibis, cacatua e volpi volanti, visioni un po’ strane con i profili dei grattacieli che svettano alti sopra gli alberi monumentali. L’aria, frizzante ed asciutta, è piacevole, e ancora di più lo sono i prati, veri e propri materassi naturali tanto il manto erboso è alto, compatto e morbido. Rilassatevi alla maniera dei sydneysiders: tra letture, spuntini e pennichelle sarete presto ricaricati a sufficienza per la prima delle numerose sortite in città.



Le strade della City, il centro degli affari, sono pulite, immacolate, e praticamente silenziose rispetto ai nostri standard. Dopo avere passeggiato sufficientemente a lungo a naso all’insù tra alti edifici dal design futuristico alternati a affascinanti facciate dell’ottocento, sarà ancora il mare ad attirarvi in Circular Quay, ove sono le stazioni di traghetti e vaporetti. Numerose le escursioni nella baia, fino a Manly, che sorge sulla lingua di terra tra baia e oceano, tra l’altro via d’accesso ad una area boschiva secolare, oppure fino a Parramatta, dove si trova l’Olympic Park. Da Circular Quay, una elegante passeggiata pedonale, spesso animata di spettacoli, bancarelle e artisti, porta a The Rocks, lo storico quartiere di Sydney.

Scampato alle speculazioni edilizie del dopoguerra, un trentennale lavoro di restauro e recupero ha riportato le strade e i vicoletti attorno al vecchio porto, oggi scintillante, all’aspetto originale, tanto che ci si aspetta da un momento all’altro di imbattersi in un vero pirata con benda all’occhio. Il quartiere è tagliato in due dall’Harbour Bridge. Salendovi, si hanno le più belle immagini della baia, di Sydney e dell’Opera House, una delle tre icone australiane col canguro e Ayers Rock.

Gli abitanti del nuovissimo mondo

Appartengono a tutte le razze: moltissimi gli asiatici, meno gli anglosassoni, i latini, gli slavi, gli arabi. Nonostante un movimento d’opinione sempre più travolgente stia elevando il Tempo del Sogno – la Genesi e pietra d’angolo della cultura aborigena - a unico retroterra storico che quasi ogni aussie, abbreviativo di Australian People, che ha sostituito lo spregiativo pommie (da POM, Prisoners of Our Majestys. L’Australia si è sviluppata da una colonia penale. Ndr) può e voglia vantare, i nativi australiani latitano. Tralasciando questo aspetto, di cui avremo modo di parlare molto presto su queste pagine, si ha a che fare con persone molto tolleranti, ma assai ligie al dovere, che apprezzano la natura, il tempo libero, l’aria aperta molto più dei consumi e delle ambizioni. Non per nulla l’Australia è la terra del “Take it easy”, “Fa con comodo”.



Bondi Beach, piccola California animata dai surfers, è il simbolo vivente di questo slogan, oltre che una bella baia. Di qui parte una bella passeggiata sulle scogliere verso sud, fino a Coogee Beach e oltre, passando accanto alle spiagge di Tamarana e Bronte, piccoli sobborghi marini, e a romanticissime e variopinte case solitarie in legno, dai grandi terrazzi affacciati sul mare. Impossibile non lasciarsi continuamente rapire dal Pacifico, dallo spettacolo delle grandi onde che muoiono ai piedi della scogliera. continua"Il cielo sotto" (Pubblicato il 25 settembre 2009) - Letture Totali 50 volte - Torna indietro



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