L'incubo tunisino
Ritratti sahariano di Robo Gabr'Aoun

Quell’estate avevamo girovagato per gran parte della Tunisia in cerca di itinerari poco battuti e poco conosciuti, ma dopo la tappa a Tamerza continuavamo ancora ad incontrare le stesse persone: una coppia su un Mercedes ed un loro amico su un Land Cruiser 3500. Nefta, Douz, Ksar Ghilane, Ouled Soltane, Benji Keddache… ovunque andassimo ce li ritrovavamo davanti. Oltre tutto, non si erano mai dimostrati particolarmente socievoli: avevano un atteggiamento fortemente critico su tutto e su tutti… Oh,certo, si atteggiavano a grandi esperti di Sahara, ma al di là di questo non credo, alla luce di quanto ho visto e provato di loro, che abbiano mai percepito l’essenza di queste Terre.
Ricordo la donna, a Tamerza, commentare ad alta voce l’inadeguatezza del nostro abbigliamento. "Bisogna confondersi con i locali, vestire come loro vestono, non esibire strani paludamenti..." disse. Personalmente, trovo improponibile andare in moto su pista con un bubu ed uno cheche, se non altro per la sicurezza personale: sono caduto non so quante volte su quelle piste e se non avessi avuto protezioni mi sarei frantumato ogni volta non so quante ossa… Sempre lei si avvicinò, in altra occasione, alla mia moto. "Non si può pensare di andare su sabbia con ruote tassellate…" saccentò. E' certamente una lapalissiana e assoluta verità per quanto riguarda un’auto, ma nessuno potrà mai mettere in discussione che le Michelin Desert siano le migliori gomme per l’Africa… ed io montavo le Desert! A Ghilane, cadendo sulle dune ad est dell’oasi, rimasi intrappolato con Anto sotto i 300 chili della mia moto. Eravamo messi male, ed Anto rischiava la frattura. Loro, proprio loro, passarono di lì. Erano a piedi: pare che fosse troppo rischioso avventurarcisi in auto. Non solo non pensarono nemmeno a darci una mano a sollevarci dalla buca in cui stavamo, ma ci arrivò anche un "Lo dicevo io che non si può andare per dune con quei tasselli" seguito ovviamente da una serie di miei epiteti, qui non riferibili…
Sempre a Ghilane, ricordo, i tre passarono mentre sguazzamo nella sorgente, e guardandoci si misero a parlare di quanto è diffusa la Bilharzosi in Maghreb e di come assolutamente le persone intelligenti evitino di bagnarsi nelle acque sahariane!!!
Un incubo,un vero incessante incubo!
Li incrociammo sulla pista che scende da Benji Keddache verso Tataouine, ed anche lì criticarono. "Questi arrivano dall’asfalto e appena vedono un po’ di terra si sentono alla Dakar!" E poi ancora a Matmata. "Visitato Ksar Haddada? È sicuramente il più bello ksar della Tunisia…" Visto, ma il fatto che dentro ci sia un Hotel non mi pare una bella cosa. "E’ perché non sapete apprezzare lo sforzo che fanno per adattarsi alle nostre richieste…" Non commentai, e non commento. E ancora a Kairouan, dove li incontrammo nella medina, noi con i nostri stivali impolverati, loro con i loro cheche lindi e così fuori luogo, come un voler a tutti i costi ostentare una vicinanza culturale che in fondo non c’era. Li rividi ancora sul’Habib, di ritorno verso l’Italia. La loro vicinanza culturale era palese: cercavano di evitare qualsiasi contatto con i numerosi maghrebini a bordo. Noi avevamo dormito in mezzo a tutti loro, sulle poltrone del ponte. Sono disceso ancora moltissime volte in Sahara, dopo quel viaggio, ma quelli dell"incubo" non li ho mai più incontrati. E’ davvero straordinario come in deserto ci si ritrovi sempre tra le stesse persone. In Marocco, Libia, Tunisia ho spesso ritrovato le stesse persone, nei posti più sperduti, ma non loro. Non li ho mai più rivisti.
Forse, nonostante l’ostentazione del vestiario e della presunta competenza, non avevano poi così tanta sabbia nel cuore… (Pubblicato il 01 agosto 2008) -
Letture Totali 57 volte - Torna indietro
Pagine correlate...




Questo contributo e' frutto di un invio esterno a Viaggiatorionline.com. Se sei certo che esso violi le regole del Diritto d'Autore o della Proprieta' Intellettuale ti preghiamo di avvisarci immediatamente utilizzando i Commenti, aggiungendo poi Abuso e motivazione. Grazie