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La casa sull'Oceano

Racconti e Articoli di Viaggio

Ritratti sahariani del Marocco, di Roberto "Robo Gabr'Aoun" - Inviato il 26 febbraio 2008 da Robo GabrAoun.

La casa sull'Oceano

Estate… Camilla ci aveva portati lungo l’Atlantico da Agou Plage fino ad Ifni, una pista costiera meravigliosa. E’ pomeriggio avanzato, e ci troviamo circa 80 chilometri a sud di Ifni, ai margini di una scarpata ripidissima dominante la foce del oued Assaka. Sotto di noi, circa 300 metri più in basso, una mezzaluna di sabbia bianca si apre verso l’Oceano, ed un paio di piccole lagune che riflettono i raggi del sole calante fanno da specchio a centinaia di canne mosse dal vento possente che viene dal mare… Poco prima avevamo incrociato un uomo, ad un bivio. Avevamo scambiato due parole prima di procedere per la nostra strada… Ci aveva detto di essere un pescatore abitante nella zona…

Ora, dal fondo della gola, si scorge chiaramente sul ciglio della falesia settentrionale una costruzione in pietra… Nel letto del Oued c’è vento forte e le lagune, pur meravigliosamente coreografiche, sono popolate da milioni di zanzare. La pista prosegue su per la falesia meridionale, e corre sulla scogliera verso Plage Blanche e Tan Tan Plage, ma sta calando il sole e conviene fermarsi. Risaliamo la falesia da cui siamo discesi da una pista più a monte e raggiungiamo la costruzione che avevamo individuato precedentemente. Una cinta muraria alta un paio di metri circonda un’area abbastanza estesa, su cui si apre un’unica porta di legno celeste, seccata dal sole e parecchio malandata. Spunta un bimbo a cui chiedo,in francese, se posso parlare col padrone di casa… ed ecco spuntare dall’uscio di questo piccolo Dar l’uomo incrociato poche ore prima,sulla pista…

Chiedo se posso, pagando il disturbo, aprire la mia tenda al riparo delle sue mura, sotto vento. "Certamente che puoi: la mia casa questa sera è la tua casa."

Spiego che non voglio assolutamente disturbare, che voglio solamente ripararmi dal vento dell’Oceano e che non ho bisogno di niente altro. Ci presentiamo: piacere Robo, piacere Anto, piacere Hassan… Apriamo la nostra Air Camping e stiamo preparando la tavola - pentole e fornelli sono già a terra, le sedioline belle piazzate al riparo di Camilla - ma Hassan non vuole assolutamente sentire ragione: siamo suoi ospiti e dobbiamo assolutamente cenare insieme. Va bene. Io ed Anto prepareremo cena per tutti… No, niente da fare: siamo suoi ospiti. Facciamo sparire i fornelli ed entriamo nel Dar.

Ci accoglie Fathma, la vecchia madre di Hassan, una bellissima anziana vestita di colori sgargianti, gli occhi vivi di luce splendente… poi la giovane moglie, senza velo, sorridente… poi i figli. Fathma prende Anto sotto braccio e le mostra tutto il Dar. Hassan e la sua famiglia hanno una vacca ed un somaro. La vacca ha brutte ulcere purulente sul collo. Esco dal cortile e torno con una bottiglia di disinfettante, con cui pulisco le ferite alla bestia, poi regalo la medicina a Fathma, mostrandole come fare per curare le lacerazioni. Prima di cenare, chiacchieriamo per un paio d’ore Hassan, sua madre, Anto ed io. La vecchia Fathma è al di sopra di tutto: è lei la padrona di casa e lei, in quanto capo assoluto della famiglia, gode del massimo rispetto e può stare seduta con gli uomini a parlare.

Arriva un grande vassoio di mais tostato e mentre Hassan prepara il tè Fathma racconta con un misto di francese e spagnolo della sua gioventù ad Ifni… Intanto nuora e nipotina preparano la cena in un’altra stanza, suall’altro lato del cortile. Passano le ore e ci sembra di stare in una fiaba..Fathma rivive, seduta sulle stuoie, alla luce delle candele, la storia della dominazione spagnola, la guerra dei Franchisti, la Marcia Verde verso il Sahara Spagnolo… Ha l’energia di una giovinetta e della giovinezza ha ancora il sorriso, splendido, che cancella le rughe di una vita intera passata sulla riva del Grande Oceano. Sulla parete di fronte a me stanno appesi due vecchissimi fucili, uno pare addirittura un archibugio, e diversi cimeli a testimonianza delle imprese di Hassan: pinne essiccate di qualche enorme pesce, canne da pesca di proporzioni ciclopiche, frammenti di reti, qualche foto di pescatori europei venuti fin quaggiù per provare l’emozione della pesca alla lenza in Oceano.

E’ ormai buio quando al Dar giungono il fratello di Hassan con il proprio figlioletto. Portano con sé diversi chili di pesce appena pescato e li seguiamo fino alla cella frigorifera, un vecchio frigorifero capovolto zeppo di sacchetti di ghiaccio… Pesci di tutte le specie e dimensioni letteralmente traboccano da questo frigò, come lo chiamano in zona… Finalmente ceniamo, questa volta solo noi con gli uomini di casa… Banchettiamo con pesce fresco, saltato sulla brace, senza posate, con le mani… Ceniamo in silenzio, accovacciati sulle stuoie servendoci da un unico grande piatto poi, sfiniti dalla fatica della pista, ci congediamo ed andiamo a dormire.

Il mugghiare continuo dei marosi dell’oceano ci culla, attutito dalla distanza, ed il vento furioso ci scivola intorno senza toccarci, stornato dal possente muro del Dar. Prima di chiudere la tenda mi fermo a guardare il cielo… Le ombre soffuse dei jebel circostanti si stagliano contro una stellata di miliardi e miliardi di luci, che sembrano sprofondare nel baratro della gola di Assaka, a pochi passi da noi… Lontano, a sud, un debole luccichio rivela un pescatore al lavoro sulla scogliera… Dormo nel più bello dei miei sogni.

Ci alziamo all’alba. Ai piedi della nostra tenda un vassoio ricolmo di frittelle appena tostate ci attende. Hassan ci saluta sepolto nel suo cheche bianco, in lotta con il vento che sta nuovamente levandosi. Offriamo il caffè e facciamo colazione insieme. Non mi piace l’idea, ma dobbiamo partire quasi subito: abbiamo ancora un sacco di chilometri di pista prima di arrivare a Tan Tan, e vorrei giungervi per sera… Siamo quindi ai saluti ed il momento non è mai piacevole, anche perché quasi sempre non si tratta di arrivederci ma di addii… Fathma ci dona un fascio di erbe profumate, ed io dono ad Hassan il mio coltello… Non vuole accettare alcun compenso per la sua meravigliosa ospitalità, ma riesco a fargli accettare qualche spicciolo per i suoi figlioli… L’anziana donna abbraccia Anto, che trattiene a fatica le lacrime…Hassan guarda per terra, come se non volesse mostrare la propria emozione. Ci stringiamo forte la mano, sapendo entrambi che se anche non dovessimo più incontrarci non ci dimenticheremo… Quando Camilla incomincia a discendere lungo la scarpata che conduce all’Assaka c’è tutta la famiglia che saluta… Il cane ci accompagna fino al oued ed ancora oltre, fino quasi alla cima della scarpata sull’altro versante della gola. Prima di sparire dietro la spalla della montagna fermo l’auto e mi volto a guardare: sono ancora tutti là, accanto al Dar. Agito le braccia. Non riesco a capire se lo facciano anche loro, siamo ormai troppo lontani…

Le onde dell’Oceano fanno da corona alla foce dell’Assaka, e piccoli ciuffi di nubi bianche si allungano nel cielo sopra il Dar… Un tenue fumo si vede all’orizzonte, a nord: stanno per arrivare i Land Rover da Hassan, a ritirare il pesce e a consegnare nuovo ghiaccio per il suo frigò. A est, quasi in cima ad una vetta smussata da millenni di venti e piogge, vedo un marabutto bianco… Suono il clacson di Camilla e parto con decisione verso sud… Subito le spire di polvere cancellano dai miei retrovisori la casa di Fathma. Percorriamo qualche chilometro senza parlare, Anto ed io. Si sente solo lo scricchiolio delle pietre smosse dalle ruote, l’odore della polvere è, però, diverso. I sobbalzi della pista scuotono il fascio di erbe appoggiato sul cruscotto, ed una lieve ma diffusa fragranza permea l’abitacolo. Il portachiavi di Camilla tintinna di colpo, per una pietra od una buca più profonda. Lo guardo: un monile in argento, berbero, la mano di Fathma, ricordo di un altro viaggio e di un altro Sahara. Sorrido, mentre l’auto scodinzola su un banco di sabbia fine proprio ai margini di una piccola spiaggia deserta. Il mio portachiavi, da oggi, mi racconterà anche di questo viaggio e del sorriso di una donna che portava il suo nome. (Pubblicato il 26 febbraio 2008) - Letture Totali 87 volte - Torna indietro

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