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Viaggio nelle isole ioniche

Itinerari, Tour e Idee di viaggio

Diario di bordo di una vacanza in barca, in Grecia, nelle isole ioniche, di Riccarda Giraudi (Torino) bqgira@tin.it

Viaggio nelle isole ioniche

Infinite isole che come un nastro di rocce rugginose, selve fiorite, antichi ulivi, tamerici scosse dal vento, imbiondite da spiagge, avvolgono e circondano i mari di Grecia: isole mitiche, leggendarie, sospese fra Occidente e Oriente, fra passato e presente; ognuna di esse narra una pagina avvincente di mitologia, storia, filosofia e ognuna rieccheggia nel proprio paesaggio vestigia archeologiche, architettoniche, naturalistiche e sono lo specchio di un formidabile passato che dura da oltre cinquemila anni.
La Grecia e le sue isole sono una metafora della mediterraneità nel racconto del canto del meltemi dell’Egeo e del maistro nello Ionio, venti che levigano il paesaggio, accendendo il mare di smeraldo e lapislazzulo; venti che raccontano la natura ora aspra ora rigogliosa di oleandri, olivi, cipressi; venti che scorrono su candidi o colorati paesi ebbri del profumo di glicine, tamerici o buganvillee; vento che scompiglia i capelli di gente gentile e orgogliosa, che riempie le vele delle barche di pescatori, marinai e viaggiatori.

La Grecia, le sue isole che hanno i sapori secolari e sinceri di pesce, verdure, formaggio e carne alla griglia, che sanno di retsina profumata e di olio forte. Questa è la Grecia che amo e che voglio descrivere attraverso un diario che è sì un diario di bordo ma anche un diario dell’anima. Il mio intinerario porta da Igumenitsa verso Cefalonia e Itaca e si svolge durante alcune settimane di luglio del 2006: l’equipaggio è molto eterogeneo ma si mostrerà molto gioviale e il nostro capitano è sempre Ivo (armatore di JUNO, ULDB di 16 metri, vera meraviglia a vela) che con la sua pratica ed esperienza è lo skipper ideale.

Il viaggio ha inizio a Sivota (piccolo porticciolo a circa 20 chilometri a sud di Igumenitsa, porto di arrivo dei traghetti dall’Italia) e il primo tratto di navigazione sarà di circa 70 miglia verso sud; la partenza è di buon mattino e inizia a motore per bonaccia; verso Parga abbiamo un incontro speciale: un gruppo di tursiopi viene avvistato al traverso e ci riempie di gioia, si avvicinano alla prua e inizia il loro gioco con le onde. Dopo alcune ore si alza il vento (che qui è quasi sempre il maestrale-maistro) e anche noi alziamo le vele compreso il gennaker e ci fa avanzare veloci verso Levkas.

Levkas (o Leucade o Levkada) porta ancora su alcune vecchie cartine il nome antico di Santa Maura così come era conosciuta dai veneziani nel XIV secolo: è un’isola lunga circa 30 chilometri e larga 14 che ha purtroppo poche tracce del suo passato (fu capitale della Lega Acarnana , soggetta poi al sultano Murad, poi veneziana, francese e inglese) poiché è stata colpita a più riprese da centinaia di terremoti che nei secoli l’anno più volte distrutta. Rimane a ricordo un forte veneziano all’ingresso del canale che divide la terra ferma dall’isola e che è regolato da un ponte girevole che viene aperto più o meno ogni ora (dipende dal numero di barche in attesa?); si passa il canale a motore e colpiti da un forte vento catabatico che qui c’è sempre (nel porto di levkas circolano strane storie di persone che non sono mai partite dalla banchina in attesa che calasse il vento!); all’uscita del canale costeggiato a destra e sinistra da ampie lagune salmastre popolate di svariati uccelli (pellicani, aironi, gabbiani) si prosegue di nuovo a vela verso sud costeggiando le isole di Meganissi e Skorpios (quella di Onassis) verso Kalamos. L’arrivo è verso sera e già l’atmosfera diventa satura di profumi di pino man mano che ci si avvicina all’isola (verdissima, incontaminata, quasi disabitata). L’approdo avviene nel minuscolo marina dell’unico paese dell’isola, si ormeggia all’inglese in banchina, il porto è poco affollato e finalmente si cena da Georghios in fondo al molo. La giornata è stata veramente impegnativa e la stanchezza ci fa crollare presto nelle nostre cuccette (il cielo sopra di noi è punteggiato da milioni di stelle).

Il giorno seguente si parte e durante il viaggio verso Meganissi ci fermiamo per due soste per il bagno all’isoletta di Kastos e di Atokos dopo alcune ore di veleggiate di bolina. La sera si ormeggia in rada a Meganissi, aspra isola allungata fra Levkas e la terraferma che si protunde in mare attraversata da cale e calette.

Il mattino seguente ci fa veleggiare verso Cefalonia (grande isola di circa 760 chilometri quadrati) la più grande dell’arcipelago delle Eptanisia (sette isole); la nostra meta è Fiskardo, all’estremo nord, grazioso porto rimasto intatto dopo il terremoto del 1953 che ha invece distrutto gran parte degli altri paesi; Fiskardo è un villaggio molto bello, ricco di case ottocentesche, colorate pastello, gran parte finemete ristrutturate, con un molo a cui ci si attracca che è anche il dehor dei numerosi ristoranti che si affacciano sulla passeggiata: praticamente dall’ormeggio al tavolo della cena ci sono solo 2 passi!A causa del nostro pescaggio (2, 5 metri) bisogna attraccare solo in pochi punti poiché il fondale è basso. Il porto è già pieno di barche a vela e yacht a motore alcuni lussuosi (non per niente Fiskardo è un po’ considerata la Portofino dello Ionio), ingombranti e rumorosi. Alcuni di noi noleggiano una vettura e si dirigono alla scoperta di Cefalonia: Assos con il suo castello medioevale veneziano, le spiagge di Myrtos (sicuramente una delle più belle delle Grecia) e Aghia Eufemia.

Il giorno dopo si veleggia al traverso verso nord e la nostra prossima tappa sarà dopo il canale di Levkas; non manca una sosta per il bagno e il pranzo nella caletta della verdissima Skorpios (l’isola di Onassis) , Dopo il canale il vento di alza e veleggiamo con 25 nodi al travesro verso Preveza; Juno è sbandata, la falchetta in acqua, il timoniere aggrappato alla ruota. Verso Preveza bisogna fare attenzione al canale regolamentato da boe verdi e rosse poiché i fondali sono bassi e insidiosi; strambiamo continuamente e quasi ci si ormeggia a vela alla banchina sotto gli occhi stupiti dei villeggianti e abitanti di Preveza.

Preveza è una cittadina tipicamente greca e per niente turistica, non ha l’aspetto da cartolina, con il suo lungo molo, i locali con i tavolini allineati lungo la strada, la gente che passeggia su e giù (facendo la “vasca”), la musica che si rincorre dai locali e dalle taverne tipiche nelle viuzze dell’interno in cui ancora si mangia per pochi euro (con frittura di pesce freschissimo, calamari, seppie alla griglia, insalata choriatikì, patate fritte, abbiamo spese 11 euro a persona!). La mattina seguente è tranquilla e la prossima meta è Paxos a circa 30 miglia da Preveza: subito dopo il canale ci investe un forte vento da E-NE che ci fa veleggiare a 20 nodi al traverso verso nord; dopo un’ora la situazione cambia repentinamente e si alza il maestrale che purtroppo è proprio in prua e ci fa procedere a motore. Ci fermiamo all’isola di Antipaxos per fare un bagno nelle bellissime baie turchesi che la caratterizzano e che ci ricordano i fondali caraibici.

La sera arriviamo al porto di Gaios, principale port di Paxos: si entra attraverso uno stretto canale formato da un’isola di fronte al paese e che la fa sembrare un fiordo; Porto Gaios è un piccolo villaggio con belle case antiche affacciate su un lungo molo. Paxos è considerata l’isola degli ulivi (portati dai veneziani) e pare che il suo olio extravergine sia uno dei più buoni della Grecia, non manchiamo di comprarne una bottiglia all’emporio minuscolo del porto. La sera si cena nella taverna di Dodos: sgangherati tavolini distribuiti al fresco di alberi e pergolati con tovaglie di carta e lampade fatte da colorati imbuti appesi.

Questa sarà l’ultima sera prima del ritorno verso Sivota e della partenza per l’Italia. Grazie Grecia! (Pubblicato il 16 settembre 2006) - Letture Totali 135 volte - Torna indietro



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