Emozioni di viaggio
Emozioni di viaggio nella riserva di Pacaya-Samiria, nell'Amazzonia del Peù, di Claudia Tognoli
Sito o fonte Web: www.pacaya-samiria.com
La scorsa estate ho compiuto uno dei viaggi più affascinanti ed incredibili che una persona possa immaginare, nel cuore della riserva amazzonica di Pacaya Samiria, in Perù. Ho trascorso otto giorni immersa nella natura incontaminata del polmone verde del pianeta, a contatto con le comunità indigene locali, ascoltando il respiro della giungla, ammirandone i colori brillanti, assaporandone i frutti, toccando con mano la bellezza di un paesaggio impensabile per chi, come me, è cittadino dell'Europa occidentale.
Il viaggio,proposto dalla ONG peruviana Green Life in associazione con un gruppo di pescatori artigianali, gli Yacu Taita (Padri dell'acqua), propone un itinerario “ai confini con la realtà”, una navigazione lungo il fiume Yanayacu sino alla spettacolare laguna di El Dorado.
Non mi soffermo sui dettagli tecnici e sull'itinerario di viaggio; lascio invece una testimonianza di ciò che quel viaggio per me rappresenta, e del perché credo sia un'occasione di arricchimento personale e di crescita, che consiglio a chiunque voglia vedere con i propri occhi una parte meravigliosa del nostro mondo, stupirsi davanti alla sua bellezza, indignarsi davanti alla constatazione di quanto è prezioso ciò che stiamo purtroppo dimenticando e così contribuendo a distruggere.
Dopo un anno, l'esperienza di questi otto giorni vissuti in Amazzonia rimane in me come un ricordo vivido e intenso, ricordo dei miei cinque sensi protesi alla scoperta di un mondo magico, opposto nella sua essenza alla frenesia della quotidianità e al caos della vita cosiddetta “moderna”. Un viaggio che è molto più di una vacanza, che mi ha permesso di conoscere un modo di vivere quanto mai distante dal mio, pieno di bellezza, di solidarietà, di pace, ma anche di problemi e di minacce.
Dimenticati i disagi temporanei dovuti al caldo, agli insetti, al dover compiere lunghi spostamenti seduti in barca, mi resta negli occhi un paesaggio “encantador,” la cui bellezza ho ammirato e ho compreso grazie alle guide indigene, disponibili come mai lo sarebbe una guida italiana (lo assicuro!) a soddisfare ogni mia curiosità, ogni domanda, ogni dubbio. Come vivono le comunità indigene? Cosa mangiano? Come si svolge una giornata sul fiume Yanayacu? I bambini che nascono qui che futuro avranno? Vanno a scuola, studiano, giocano come i nostri bambini? E gli adulti, di che cosa vivono? Quali sono i loro costumi, i loro “hobby”, le loro tradizioni? Qual è il loro rapporto con la natura, con la fauna popolosa e con il fiume - domanda che a me stessa non pongo mai: la natura nel mio piccolo paese è un lusso, qualcosa che devo faticosamente cercare, a chilometri di distanza, un'entità con cui non posso dire di avere un vero “rapporto” -. Ho avuto la risposta dai miei stessi occhi, dalle mie orecchie, dalle mie mani, dalla mia bocca, dal mio naso: per otto giorni mi sono riconciliata con una parte del mondo con cui mai avevo dialogato, e che mi ha dato tanto.
Se le immagini di questi luoghi stupendi sono già di per sé accattivanti, garantisco che viverli è tutt'altra cosa: se volete davvero “staccare la spina” in modo intelligente, con le garanzie di un'ottima organizzazione e di un servizio di qualità, scegliete un viaggio come, questo vi emozionerà davvero. (Pubblicato il 21 agosto 2006) -
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