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Il Turkmenistan nell’era del Ruhnama

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Il Turkmenistan da Ashgabat a Dashogus attraverso il deserto del Karakum, emozioni e avventura di viaggio a cura di Adriano Socchi - Inviato il 03 luglio 2005 da Adriano Socchi.

Il Turkmenistan nell’era del Ruhnama

Sito o fonte Web: www.adrimavi.com Sono passati ben 734 anni dal viaggio di Marco Polo e le leggendarie terre dell’Asia Centrale, costituiscono, ancor oggi, il naturale collegamento tra l’Oriente e l’Occidente, continuano a rappresentare un canale di transito d’idee e culture, a conservare un non so che di esotico nonostante tutti i cambiamenti dovuti a più di sette secoli di storia.

Protagonisti di quest’avventura in Turkmenistan non sono missionari, mercanti, cavalieri e tanto meno esploratori o navigatori, ma due assistenti sociali, un impiegato del C.I.S.A. 31 e un agente di viaggio.

Domenica 5 marzo, alle tre del mattino, arriviamo ad Ashgabat, non come gli antichi viaggiatori dopo mesi di viaggio inenarrabili per via dei pericoli scampati e delle mille peripezie superate, ma con un comodo volo aereo partito sette ore prima da Milano. Tuttavia un po’ di apprensione l’abbiamo, quando esplichiamo le operazioni doganali. Ottenere il visto d’ingresso dall’Italia è impossibile data la mancanza di rappresentanze diplomatiche Turkmene nel nostro paese.



Ci presentiamo così muniti soltanto di un’apposita lettera d’invito del tutto incomprensibile perché scritta in cirillico. Questa c’era stata spedita da un’agenzia locale, via e-mail, dietro un lauto compenso. Un funzionario della dogana ci chiede il passaporto e l’invito. Vediamo i nostri documenti passare di mano in mano e da un ufficio all’altro, speriamo per più di un’ora che sia tutto a posto. Per fortuna lo è: entriamo in Turkmenistan!

Il nostro viaggio da Ashgabat a Dashogus, attraverso il Karakum Desert, non avviene con una carovana di cammelli, bensì con un comodo fuoristrada. Certo i paragoni con le epoche antiche sono improponibili, ma se è impossibile provare le emozioni della scoperta per queste terre una volta sconosciute è possibile provare sempre il gusto dell’avventura. Per questo nella lettura non troverete nulla di straordinario e ignoto, come, che so, la descrizione del “popolo dei seri” - uomini che vivono fino a trecento anni, ma vale ancora la pena raccontare le diversità tra mondi diversi.



L’impatto notturno con Ashgabat è sbalorditivo. All’uscita dall’aeroporto la notte ci avvolge, il cielo è nero fondo, ma diventa striato di bianco dopo pochi chilometri, al profilarsi della città, e una galassia di luci quando siamo in centro. Non si tratta di stelle, ma di potentissimi fari che illuminano a giorno faraonici palazzi e fantasiosi monumenti.

L’inatteso spettacolo ci affascina e disincanta, difficile da capire, …magari domani alla luce del giorno. Andiamo a dormire e, con ancora il ronzio dei motori dell’aereo nelle orecchie, ci domandiamo: cosa ci si può aspettare dalla capitale di questa dimenticata repubblica centro asiatica, ubicata in mezzo al deserto? Nulla, sarebbe l’ovvia risposta, se non fosse per la personalità del suo primo cittadino, come avremo modo di scoprire l’indomani.

Ashgabat rispecchia l’eccentrico temperamento del presidente Niyazov, padre e padrone della nazione, nominato eroe del popolo Turkmeno dal Parlamento. Accanto ai sontuosi, quanto inutili, palazzi e monumenti, sparsi per tutta la città, è possibile leggere a caratteri cubicali la sinistra iscrizione, di hitleriani ricordi, “Halk, Watan, Turkemenbashi” ossia “Popolo, Nazione ed Io”. I ritratti di Niyazov capeggiano dappertutto così come la pubblicità propagandistica del Ruhnama, “il libro dello spirito” scritto dallo stesso Niyazov. continua "Il Turkmenistan nell’era del Ruhnama" (Pubblicato il 03 luglio 2005) - Letture Totali 84 volte - Torna indietro



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