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En los Altos de Chiapas

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Racconto di viaggio in Chiapas, Messico. Impressioni tra Maya, Canyon del Sumidero e San Cristobal, a cura di Laura Barile - Inviato il 17 maggio 2005 da Laura Barile.

En los Altos de Chiapas

Arrivare a San Cristòbal è un premio che bisogna sapersi meritare, considerato che per raggiungere la cima dell’altopiano su cui è adagiata occorre mettere in conto 40 kilometri di curve e tornanti (nel nostro caso resi ancora più nauseanti perché preceduti da un’abbondante mangiata di frutta tropicale offertaci nel baretto davanti all’imbarcadero del Canyon del Sumidero!). Però la strada è suggestiva in quanto nei suoi 1.700 metri di dislivello attraversa pendii molto scoscesi coltivati a mais dagli indigeni che utilizzano ancora i metodi degli antichi maya: prima bruciano il campo per fertilizzare la terra (kerma), poi seminano a mano i chicchi per trasmettere alla futura piantina l’energia dell’uomo (siembra); quando la pianta è cresciuta, prima ripuliscono il campo dalle erbacce, poi la ripiegano su se stessa per proteggerla dal vento e dagli acquazzoni (doblatura) e infine raccolgono le pannocchie, sempre a mano, caricandosele su una cesta che portano sulla schiena e che reggono con una fascia di cotone allacciata sulla fronte.



La città è davvero deliziosa e molto vivibile, con le sue file ordinate e parallele di strade in parte chiuse al traffico, con le sue case a un solo piano costruite in adobe (materiale ottenuto da un impasto di argilla e aghi di pino), le cui facciate coloratissime che vengono ridipinte dopo ogni stagione delle piogge, con la sua aria tersa e frizzante della sera e il sole caldo ma non umido del mezzogiorno, con la vivacità dei mille localini che animano le serate offrendo musica dal vivo, buona cerveza e tacos di ogni genere, con il suo essere al tempo stesso a misura d’uomo e cosmopolita. Quest’ultimo aspetto, insieme alla particolare architettura, è quello che colpisce di più perché non è infrequente abbracciare con un solo sguardo donne indie nei loro abiti tradizionali e internet point, famiglie di hippies europei e gruppi di mariachi (suonatori) meticci, sportelli di importanti banche spagnole e banchi del mercato dove la frutta si misura non a peso ma “a secchiellini” di diversa capienza.



Si dice che San Cristòbal sia diventata una colonia italiana: forse è una definizione un po’ eccessiva ma effettivamente sono numerosi i nostri connazionali che hanno scelto di trasferirsi lì per lavoro, per fare volontariato in appoggio alle comunità indigene, per scelta di vita o semplicemente perché a San Cristòbal si vive proprio bene!

Un’occasione da non perdere, per gli amanti del genere, è l’acquisto della famosa ambra rossa del Chiapas, che assume la caratteristica colorazione scura a causa delle sostanze ferrose presenti nella terra che penetrano, seppure superficialmente, nella resina. E’ un tipo di ambra che si trova solo in Chiapas ed è considerata di particolare pregio sia perché l’estrazione avviene in quantitativi molto ridotti nell’ambito di poche, piccole miniere, sia perché lo strato rosso è molto sottile e quindi una levigatura eccessiva lo elimina completamente facendo emergere il più comune colore giallo.



Uno dei principali luoghi di interesse nei dintorni di San Cristòbal sono i villaggi indigeni dove vivono le popolazioni autoctone che hanno mantenuto le loro lingue, le tradizioni familiari, i costumi e le credenze religiose. La verità è che il loro isolamento è solo parzialmente frutto dell’orgoglio e della volontà di tenere vive le loro radici culturali, perché in concreto gli indios sono stati e sono tutt’ora “ghettizzati” dalla società e dalle istituzioni. Ad esempio non vengono registrati all’anagrafe, quindi non esiste un censimento di queste popolazioni; inoltre non hanno accesso alle scuole (perché non parlano lo spagnolo), né agli ospedali, ai quali non si rivolgono più con fiducia dopo che tante donne indie, in occasione di ricoveri, sono state sterilizzate senza consenso e, conseguentemente, private dell’unica fonte di gioia, “ricchezza” e considerazione sociale nell’ambito delle loro comunità. continua "En los Altos de Chiapas" (Pubblicato il 17 maggio 2005) - Letture Totali 106 volte - Torna indietro



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