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Amman - Baghdad: mille chilometri di deserto tra Siria e Iraq

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Resoconto di un itinerario da Amman a Baghdad lundo i deserti di Siria e Iraq, di GianFranco Cortelli - Inviato il 07 luglio 2004 da GianFranco Cortelli.

Amman - Baghdad: mille chilometri di deserto tra Siria e Iraq

I ricordi dell’uomo, anziché riferirsi a date talvolta nebulose, sono spesso legati ad avvenimenti importanti della sua vita o, più spesso, della storia. Così i testi sacri fanno riferimento al Diluvio Universale o alla distruzione del Tempio di Salomone e tutti sapevano dove collocare gli avvenimenti. In tempo romano, si faceva capo all’anno dei due consoli e la gente riconosceva subito il periodo, che voleva ricordare. Più in là nel tempo, i riferimenti divennero l’anno della grande peste di Londra, o la Rivoluzione francese o il prima e dopo Napoleone, o ancora, l’Unità d’Italia. Più recentemente, i nostri vecchi ponevano come spartiacque la Grande guerra o l’avventura d’Africa ed i nostri padri, il prima e dopo la seconda deflagrazione mondiale. Poi ci si potè riferire all’alluvione di Firenze o al terremoto del Friuli.

Anche noi abbiamo dei riferimenti legati a fatti terribili e comunque traumatici: il prima e dopo la caduta del muro (e non occorre aggiungere, di Berlino, tanto è vivo l’evento), il prima e il dopo l’11 settembre (e neppure in questo caso è necessario aggiungere l’anno) e il prima e dopo la guerra del Golfo o la guerra in Iraq. Sempre avvenimenti che hanno sconvolto la nostra vita se non fisicamente, certo psicologicamente.

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Così ecco spuntare alla memoria l’Iraq del 1998, in piena èra Saddam Hussein. In quel tempo (che sembra tanto, tanto lontano), esisteva la no-fly zone, percui non era possibile sorvolare il Paese e raggiungere Baghdad dal cielo. Ed ecco allora iniziare un’avventura lunga 1000 chilometri nel deserto, con partenza da Amman in Giordania.

La sera prima della traversata, all’hotel Radisson di Amman vi era stata una festa di nozze; l’atmosfera era gioiosa e distesa: la sposa in bianco, in lungo, con il velo, lo sposo in grisaglia, all’occidentale, ma la tradizione era rispettata dal corteo nuziale che era aperto da dieci uomini vestiti con gli abiti arabi tradizionali, preceduti da un maestro di cerimonie, uno scheik. Alcuni di loro reggevano delle lunghe, fumose torce schermate e formate da panni imbevuti di benzina, altri suonavano il nay o dei tamburi e uno la cornamusa, romantico retaggio dell’amministrazione inglese degli anni ’20, dopo la caduta dell’Impero Ottomano.



La mattina prima dell’alba, si sale su un autobus scalcinato ma variopinto e carico di luci, come i tanti che si incontrano in tutto il medio-oriente, allegri come alberi di Natale, ma rottami ambulanti, sui quali si può scommettere che non arriveranno alla meta, con buone probabilità di vincere. Speciali sono però i meccanici, che, con pezzi di Dodge o di Toyota già usati tante volte, riescono a rimettere insieme semiassi, cinghie e guarnizioni, per poter andare avanti ancora qualche centinaio di chilometri, e poi si rincomincia con le aggiunte di fortuna, buone per qualche altro mese.

I primi 400 chilometri attraversano la steppa, dove i califfi Umayadi, 1200 anni fa, costruirono i loro palazzi del deserto, pomposamente chiamati “castelli”: Qasr al-Kharana, Qasr al-Azraq, il palazzo di Mshatta, Qasr al-Amra e tanti altri. Ma vi sono anche villaggi di frontiera , sorti attorno ad isolate pompe di benzina ed officine, o vicino alle rare e spelacchiate oasi, dove i wadi rimangono asciutti tutto l’anno tranne in marzo ed aprile. Eppure in questi piccoli insediamenti vi è tutto un fervore di varie attività, che servono da supporto ai rari viaggiatori e ai tantissimi camion e autocisterne, che attraversano questo arido territorio.



Con un caldo opprimente, nella traballante corriera, in mezzo a mille bitorzoluti imballi di cartone e vecchie valigie, che ricordano da vicino quelle legate con lo spago dei nostri emigranti, i passeggeri sono accalcati, sopportando con rassegnazione l’umidità e i 45 gradi che si respirano. L’andatura è lenta, perché sul tetto, per un’altezza di un metro, sono accatastate altre caterve di pacchi, che scivolano inesorabilmente sopra due caprette frastornate dagli scossoni e dai colpi. Ma si prosegue e questo è quel che conta. continua "Amman - Baghdad: mille chilometri di deserto..." (Pubblicato il 07 luglio 2004) - Letture Totali 88 volte - Torna indietro



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