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Evviva il paese del sorriso!

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La definizione di "paese del sorriso" non è affatto abusata, anzi: la realtà supera ogni aspettativa. Salvo poche eccezioni, tutte le persone sono genuinamente desiderose di aiutarti a passare una bella vacanza, di Andrea Comandini

Evviva il paese del sorriso!

La Thailandia è una buona meta per il fai da te. Semplificando molto, un viaggio in Thailandia può essere diviso in tre parti: Bangkok, il nord e le isole. Avendo più tempo, si può sicuramente programmare di spostarsi via terra, mare, fiume ma se si hanno le canoniche 2 settimane come me non c'è alternativa all'aereo. Ogni parte inizia e finisce a Bangkok, quindi si finisce per conoscere bene l'aeroporto. Io ho scelto di passare nella capitale gli ultimi tre giorni e dividere in parti uguali i rimanenti 10 tra nord e isole.

Atterrato a Bangkok, salgo subito sulla coincidenza per Chiang Mai, nel nord molto montuosa e verde della Thailandia, che negli anni '70 faceva parte del famigerato Triangolo d’Oro, primo produttore mondiale di oppio, e che ancora oggi è strettamente controllato dall'esercito.



Chiang Mai, città moderna con alberghi lussuosi, banche, centri commerciali e caos, esattamente come Bangkok, ma molto più in piccolo, è il punto di partenza per esplorare questa regione.

Le escursioni possibili in giornata sono tante. In ordine sparso: le tribù delle Colline, tra cui le "donne giraffa" Karen dal collo lungo (tribù Padaung); il Wat Doi Suthep - il più famoso dei 300 templi di Chiang Mai e dell'intera Thailandia, sul monte Doi Pui; trekking a Mae Tang attraverso la giungla, visitando villaggi di etnia Akha; il Doi Inthanon National Park, che ospita le vette più alte di tutta la Thailandia e spettacolari specie floreali ed animali.

Indeciso per natura, ho finito per noleggiare un motorino e girato un po' a caso i dintorni della città. Pezzo dopo pezzo, son riuscito a comporre un piccolo ma gradevolissimo puzzle personalizzato di tutte le escursioni suddette nel loro insieme.



In più, ho scoperto - numerosi - angoli non frequentati dal turismo come il Wat U Mong Thera Jan, un tempio affogato nella selva, dove ho trovato solo monaci immersi nella meditazione, e piccoli villaggi di montagna di etnia Hmong meno addomesticati dal turismo, e mi riferisco al villaggio delle donne Karen dal collo lungo dove le ragazze sembrano esattamente delle impiegate: tutto molto finto!

Riprendo l'aereo per Bangkok e poi la coincidenza per Phuket, isola tropicale nell'estremo sud della Thailandia. Splendida la vista dall’aereo su centinaia di atolli corallini. Vista la bella esperienza precedente, per prima cosa noleggio uno scooter, non prima di avere deciso di concedermi il massimo relax nel Boomerang Village Resort a Phuket, gestione italianissima.



Guidando da una spiaggia all'altra e verso l'interno, sono entrato nello stato di grazia del viaggio: sentivo dentro di me una sensazione molto simile al sogno, quello stato che sempre inseguo nei miei viaggi e non sempre raggiungo.

Osservando la gente comune, dove vive e cosa fa, ovunque mi fermavo ero accolto con grandi sorrisi e un the, un frutto o un dolcetto comparivano come per incanto sotto l'ombra di un portico o di un albero... Strano come queste situazioni, belle e naturali insieme, le si vivano sempre e solo dove la gente vive col minimo indispensabile, forse anche meno. Anche a Phuket Town, dove si vedono pochi turisti, si respirano atmosfere orientali tra mercatini, templi buddisti e baretti frequentati solo dai locali in cui sono stato sempre ben accettato.

Di Phuket mi ha colpito molto la grande quantità di europei/nordamericani che vi svernano interi mesi. Non uomini soli, ma soprattutto famiglie intere, con bambini. In effetti, il clima idilliaco uniti a mare e spiagge baciati dagli dei e alla popolazione molto accogliente sono caratteristiche che attirano... Ci sono meravigliose spiagge nell’isola di Phuket: Kata e Patong sono quelle più affollate e attrezzate, ma ce ne sono di tranquille come Nai Harn, Bang Tao e Surin, e addirittura di isolate come Ya Noi e Ao Sane.



L'unica escursione che ho fatto fuori Phuket è stata all'arcifamosa Pang Nga Bay. Stupendo lo scenario delle isolette con forme particolari e stupendi anche i brevi giri in canoa attraverso le grotte, con intense sensazioni da speleologo in stretti budelli, per sbucare in laghetti di acqua cristallina.

Purtroppo, anche qui i 5 giorni son proprio evaporati.

Atterro a Bangkok per l'ultima volta e fuori dall'aeroporto entro in un mondo alieno, cui i precedenti giorni non mi han proprio preparato: confusione, smog, odori sgradevoli e un gentile ma fermo ririfiuto (alle numerose offerte) da ripetere almeno un centinaio di volte ogni giorno. Persevero nella mia decisione di cimentarmi coi mezzi poveri, quindi niente taxi ma treni, tuk tuk e traghetti...

Ovunque folla e frenesia, ma stranamente non ci si accalca o spintona mai. Sorrisi, cortesia, disponibilità e qualche backpacker qua e là a chiedersi, come me, come è possibile non essere mai investiti e nemmeno sfiorati quando si attraversa una qualsiasi strada.



Il fiume Chiao Praia è, letteralmente, un porto di mare e sui traghetti che lo percorrono di continuo sembra essere al centro del sistema solare: scolari in divisa bianca, monaci in arancio (uno mi spiega che non ha preso i voti, ma che è d'obbligo farlo per un paio di settimane, a mo' di servizio civile), e un sorriso su ogni volto. Poi ci sono i mercati, a decine, maleodoranti eppure belli e colorati, al contrario del famoso mercato galleggiante che sembra del tutto finto.

I templi, vere oasi di pace nel caos metropolitano, sono luoghi affascinanti che trasudano religiosità da ogni centimetro. In mezzo ai turisti, monaci e fedeli praticano la loro ritualità in maniera molto easy. Sono tutti molto educati e sorridenti, persino i bambini. La prima impressione è che quei luoghi e quelle persone sono molto accoglienti verso chiunque, anche chi - come me - è sicuramente importuno. La seconda è che il tempio non è opprimente: non c'è cupezza, penombra; non ci sono peccati da confessare o funzioni ingessate; si pratica quando si vuole o si può.

Ho lasciato per l'ultima sera il luogo di Bangkok forse più famoso nel mondo, ovvero il quartiere a luci rosse di Patpong, molto mercato e un po' - giusto un paio di lunghe vie - signorine, mai volgari, tutte rigorosamente in abito lungo fino ai piedi, e locali equivoci come gli spettacoli che di certo vi si svolgono. Non c'è affatto esibizione pubblica di pelle, né vera né virtuale: sarebbe una cosa inimmaginabile oltreché illegale. Al confronto, molti angoli delle nostre città, e molti momenti delle nostre giornate, grondano pornografia... Ripenso così allo scetticismo che mi ha fatto rimandare a lungo un viaggio in Thailandia, in quanto la credevo un paese in cui la mercificazione del sesso la fa da padrone. Invece è tutto il contrario!

E' solo una conferma, una delle tante, che le notizie che circolano in Occidente sono tanto più diffuse e ripetute quanto più fanno clamore, indipendentemente dalla realtà. Vale allora sempre la pena di cercare e vivere per strade diverse, su internet, come nella vita... (Pubblicato il 14 febbraio 2015) - Letture Totali 98 volte - Torna indietro



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