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Sant’Eustachio: come i Caraibi di 30 anni fa

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Racconto su Sant'Eustachio, isola poco nota delle Antille Olandesi, di Giovanna Bernardini, [url]http://www.viaggiarealleantille.it[/url] - Inviato il 11 dicembre 2009 da Giovanna Bernardini.

Sant’Eustachio: come i Caraibi di 30 anni fa

Sito o fonte Web: www.viaggiarealleantille.it L’isola di Sant’Eustachio, o Statia, per rendere la pronuncia più facile in Inglese, fa parte delle Antille Olandesi: destinazioni esotiche e mete ancora da scoprire per i sub italiani.

Io ci sono capitata per caso, lavorando come Istruttrice sub e accettando una posizione nella sua isola gemella, Saba. Entrambe le isole sono vicine alla più nota San Martin, che non potrebbe essere più diversa: Saba e Sant’Eustachio sono due gioielli per la natura incontaminata e il mare cristallino, dall’atmosfera caraibica rilassata e un po’ retrò.
A Sant’Eustachio ci sono tutti gli elementi per una novella di Somerset Maugham: un cono vulcanico in cui si può scendere per trovarsi in mezzo alla giungla, una piattaforma petrolifera, un piccolo gruppo di stranieri residenti impegnati in diverse attività, e stradine tortuose che portano a rovine ricoperte di erbacce.

L’isola ha un passato molto ricco, ragione per cui è detta Golden Rock: anche se adesso è difficile da immaginare, nel XVIII secolo era la capitale del commercio di tutte le Indie Occidentali. Lungomare, un muro proteggeva una lunga strada di negozi in cui erano disponibili beni di ogni tipo provenienti da tutto il mondo, come oro, argento, tessuti preziosi, zucchero, tabacco, cotone e anche schiavi, che venivano venduti e distribuiti dalle navi a tutte le altre isole.

Del passato splendore adesso rimangono le rovine e il forte Oranje, dove sono rimasti i cannoni che salutarono il brigantino Andrew Doria nel 1776, con il primo saluto rivolto agli Stati Uniti, che si erano appena resi indipendenti.

Il forte si affaccia sul Mar dei Caraibi, del quale non avevo sentito parlare troppo bene da sub di ritorno da altre mete caraibiche: non vi dico la sorpresa quando ho fatto la mia prima immersione! Che colori!!

Il mare, visto da dentro, è blu scuro, a causa della sabbia vulcanica nera e quindi il contrasto con i colori forti delle spugne è ancora più evidente.
Ogni spugna è circondata da una miriade di pesci colorati, fra cui i rari cavallucci marini e i pesci rana e non è difficile trovare uno squalo nutrice o una tartaruga che si risposano in un anfratto.

Gli Istruttori e le guide sub del Centro Sub Scubaqua, capeggiato da Ingrid&Menno, sono veramente preparati sulle immersioni e riescono a scovare le creature più piccole in mezzo a coralli e spugne, anche perché vivono sull’isola da anni e si immergono ogni giorno con la stessa passione.

I siti di immersione sono monitorati dall’Ente Parco, una presenza molto forte e costante su tutta l’isola, che ne garantisce la conservazione. Come anche a Saba, se uno dei siti sembra essere stressato dalla presenza dei sub, viene chiuso per il tempo necessario agli organismi per tornare perfettamente in salute.

Le barche non possono ancorare vicino all’isola, devono essere legate alle boe, cosa che assicura sia la preservazione dei fondali sia il privilegio di essere sott’acqua in gruppi veramente piccoli.
Il centro sub Scubaqua organizza gruppi di massimo 6 sub per guida e trasporta un massimo di 15 sub sulla sua barca, perfettamente attrezzata con un kit di primo soccorso, ossigeno, radio VHF e sistema GPS.

I 36 siti di immersione autorizzati si trovano fra i 5 e i 20 minuti di barca dal porto, e comprendono immersioni per tutti i gusti e livelli: dalle immersioni più facili e meno profonde, alle più profonde e difficili, lungo i coloratissimi reef o i muri. A Sant’Eustachio si trova uno dei più grandi relitti di tutti i Caraibi, il Charles Brown, lungo ben 100 metri, pulito e affondato appositamente per la gioia dei sub.

Per la manutenzione delle boe e il mantenimento dei siti, si deve pagare in loco un piccolo contributo (di $4 per immersione o $20 per tutto l’anno) all’Ente Parco, in cambio del quale vi verrà rilasciata una piccola targhetta da appendere al gav.

L’Ente Parco si occupa anche della costante pulizia dei sentieri, grazie ai quali si può camminare fin sulla cima del vulcano e anche scendere nel cratere, e della manutenzione dell’unica spiaggia dell’isola, dove vanno a deporre le uova le tartarughe marine, organizzando anche campi di volontariato.

La passeggiata sul vulcano e una visita alla spiaggia scura di Zeelandia si possono lasciare per l’ultimo giorno di permanenza sull’isola, quando non ci si può immergere a causa del volo di ritorno.

Per il resto del tempo, l’isola è l’ideale per chi vuole dedicarsi solo alle immersioni e al relax: non c’è molto altro da fare nella piccola Sant’Eustachio!
Per questo e per la sua atmosfera caraibica molto lenta e rilassata, si dice che andare a Sant’Eustachio è come tornare nei Caraibi di 30 anni fa.

Ps. Di Statia si dice che è ‘come i Caraibi di 30 anni fa’. Trovate informazioni più dettagliate sull’isola e delle belle foto sul sito. (Pubblicato il 11 dicembre 2009) - Letture Totali 137 volte - Torna indietro



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