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Il triangolo storico-culturale

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Racconto di viaggio culturale in Sri Lanka, di Adriano Socchi - Inviato il 13 gennaio 2004 da Adriano Socchi.

Il triangolo storico-culturale

Sito o fonte Web: www.adrimavi.com Le giovani fanciulle vestite con eleganti sari di color rosso - azzurro che ci ricevono stemperano l’impatto con la struttura, altrimenti decadente, dell’aeroporto di Colombo. Fuori, ci attende Sena, l'autista che ci è stato assegnato per il viaggio.

Tiene in mano un cartone con i nostri nomi, illeggibili se non da due passi poiché scritti con una biro. Sena ha notevoli e folti peli dentro e sopra le orecchie, tanto che non sfigurerebbe nella parte di un alieno nella serie televisiva Star Trek. L’abito, però, non fa il monaco. Al di là del buffo aspetto, Sena si rivelerà una persona seria e competente. Padre di famiglia, cinquant’anni, sembra essere uscito da un vecchio film inglese, in cui gli autisti si distinguono per l’impeccabile educazione e per i modi eleganti e gentili. Mai una parola di troppo e sempre puntuale, un indimenticabile autista dall’aspetto singalese, ma dalle maniere inglesi.



Un breve percorso di trenta minuti ci conduce dall’aeroporto a Colombo. La strada è trafficata di autobus, tuk tuk e biciclette. La costeggiano, da ambo i lati, innumerevoli bancarelle. Gruppi di bambini in divisa scolastica e donne in sari vi aggiungono note di piacevoli colori. Rivedo immagini mai dimenticate dell'India, quelle che mi aspettavo, ma nel proseguo del viaggio sarò costretto a ricredermi. Lo Sri Lanka, spesso considerato una estensione dell’assai più grande - e turisticamente famoso ed intrigante - continente indiano, è invece un paese assai differente, che meriterebbe molta più considerazione. Lo Sri Lanka possiede caratteristiche uniche. Non per niente Marco Polo definì quest'isola "la più bella del mondo."

Percorrendo la piacevole Galle Road, che s’allunga per chilometri in riva al mare, Colombo sembra una capitale, come tante altre nel mondo. Miscuglio di etnie, traffico caotico, edifici moderni accanto a palazzi coloniali, grossi centri commerciali... ma in realtà l’aria che si respira è quella di una città assediata. Gli sbarramenti sono ovunque. Ad ogni crocevia si vedono giovani militari, con il fucile puntato, barricati dietro a ripari fatti di sacchi di sabbia, così come davanti ad ogni edifico di interesse turistico. Il "Fort", il pittoresco quartiere centrale di Colombo, è un bunker inespugnabile. La visita della zona è un susseguirsi di barriere di filo spinato che s’aprono e subito si chiudono dopo il nostro passaggio. Colpisce un intero palazzo di dieci piani sventrato da una bomba. I vetri sono tutti rotti e le mura ancora annerite.



Spaventati dall’agghiacciante visione, chiediamo a Sena quando è accaduto l’attentato. "Due anni fa" risponde. "Perché, allora, non è stato ancora riparato?" "Perché serve a ricordarci di non abbassare mai la guardia." La pace dichiarata tra la minoranza tamil e il governo sembra quindi essere solo una firma sulle carte e quest’ultimo continua a mantenere operative tutte le precauzioni necessarie a prevenire possibili attacchi terroristici e Colombo rimane una città blindata. L’intento del governo "fidarsi e bene, ma non fidarsi è meglio" ha avuto i suoi risultati, almeno su noi e ricorderemo in maniera dettagliata il palazzo colpito dall'attentato in luogo del bazar di Pettah, della moschea Jami-ul-Alfar o del Clock Tower.

L’indomani iniziamo il tour delle antiche capitali singalesi - Annuradhapura, Polonnaruwa e Dambulla - il cosiddetto triangolo storico-culturale. Subito fuori Colombo incontriamo la religione buddhista nel Kelaniya Raja Maha Vihara, tempio che sorge nel luogo in cui, circa duemila anni addietro, il Buddha si fermò a divulgare le sue idee. All’ingresso ci vengono offerti dei petali di fiore, affinché anche noi compiamo il nostro atto di devoto omaggio, e a nulla sono valsi i tentativi di pagare il venditore. I fedeli sono raccolti in preghiera intorno al sacro albero del Bo. Alcuni sono seduti, altri in ginocchio, e altri ancora in piedi, ma tutti hanno le mani rigorosamente giunte, proprio come le teniamo noi quando preghiamo.



I più devoti, compiono per tre volte il giro intorno all’enorme albero reggendo nelle mani una brocca d’acqua che, infine, versano addosso alla statua del Buddha, situata proprio sotto l’albero Bo. Sul muretto che circonda la sacra pianta vengono riposte le offerte: fiori di loto e d’ibisco, bicchieri di te, ciotole di riso, petali di fiori, fazzoletti di preghiera e bastoncini di incenso accesi. Siamo gli unici infedeli tanto che ci sembra di profanare l’intimità delle preghiere dei credenti. Come ci sentiremo noialtri se qualcuno s’aggirasse in chiesa durante la cerimonia della messa? Cerchiamo quindi d’essere discreti e distanti per non disturbare, ma non vi riusciamo in quanto la sola nostra presenza è sufficiente a distrarre più d'un fedele.

Per i successivi tre giorni percorreremo strade che assomigliano alle nostre di campagna, soltanto che qui, in Sri Lanka, sono quelle principali. Su queste strette strade sfrecciano, come se niente fosse, motociclette saettanti, auto rumorose senza marmitte, camioncini zeppi di mercanzia e biciclette traballanti. Il paesaggio tutt’intorno è rigoglioso di palmeti. Sui lati, fanno spesso la loro comparsa negozietti carichi di spettacolari mucchi di verdure e, soprattutto, frutta esotica (banane, ananas, manghi, cocco, papaia...) per cui ad ogni fermata è d’uopo l’acquisto di due grossi ananas, un sacchetto di banane e una bevuta del succo della noce di cocco, forse un po’ caldo ma senz’altro dissetante! Per l’intero viaggio questo sarà il nostro pranzo. continua "Il triangolo storico-culturale"

(Pubblicato il 13 gennaio 2004) - Letture Totali 71 volte - Torna indietro



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