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HASSAN ed il miracolo di Er Rachidia

Racconti e Articoli di Viaggio

Emozioni e Itinerari di un uomo a spasso per il Sahara, di Robo Gabr'Aoun - Inviato il 28 aprile 2008 da Robo GabrAoun.

HASSAN ed il miracolo di Er Rachidia

Agosto 1998. Stavamo scendendo da Tinherir su Er Rachidia, di ritorno dalla pista bassa tra Mserir e Tamtattouche. La pressione dei berberi della Valle aveva raggiunto in quel viaggio livelli tali da innervosirmi oltre ogni limite: veri e propri agguati nelle parti più strette dei canaloni, con calci e sassate e mie mirabolanti quanto inutili corse all’inseguimento di questi guerrieri di massimo 5 anni o poco più di età… Su un traverso piuttosto esposto i miei nervi decisamente provati mi avevano ahimè tradito, tanto da farmi sbattere la portiera con così tanta violenza da sbriciolare il vetro del finestrino laterale. Ci si era messo poi anche un grandioso nubifragio con tanto di lampi, tuoni, fulmini e grandine…il tutto, chiaramente, guidando su una pista che vi raccomando senza vetro laterale.

Nei pressi della città di Er Rachidia un tiepido sole ricominciava a colorare di tenui arancioni le nuvole sulle tozze montagne dei massicci circostanti, e mulinelli di vento alzavano piccole spirali di sabbia, sorta di trombe d’aria in miniatura… A nord il cielo era colore del piombo ed io ero letteralmente fradicio nonostante avessi tappato la falla del vetro mancante con vari asciugamani e pezzi di cartoncino, oramai disciolti dall’acqua e dalla grandine… Decisa allora una sosta ad Er Rachidia per tentare di riparare l’auto, andiamo all’Hotel Oasis, già sperimentato in passato in più occasioni… Appena giunti chiedo informazioni per recuperare del nylon pesante: il nastro americano ce l’ho, ma il telo no.

Compare, dall’ombra del piccolo saloncino adiacente la reception, un uomo alto e magro, dalle gote marcatamente scavate ed un sorriso non direi smagliante, ma comunque sincero, almeno a livello di prima sensazione…. Parla un buon Italiano: si chiama Hassan Waidi e si offre di accompagnarmi a cercare un telone. Nonostante le mie esperienze passate la mia reticenza è tangibile. Gli assalti dei bimbi berberi di Tamtattouche hanno offuscato la mia capacità di giudizio e sono decisamente portato a considerare un rompipalle chiunque mi si avvicini, se non richiesto. Devo aver inviato qualche cubetto di ghiaccio con lo sguardo, tanto che Hassan si allontana.

Scaricata l’auto mi rilasso un po’ e vado a cercare Hassan, ancora seduto nell’ombra del salottino. Gli spiego i motivi della mia reazione e mi scuso per il poco garbo della mia precedente risposta. Dopo di che, lasciata Anto in Hotel, andiamo alla ricerca del telo che fortunatamente troviamo in breve. La riparazione viene fatta rapidamente, con tanto di finestrino rimovibile, per guardare dallo specchietto retrovisore esterno. Sono preoccupato per la strumentazione di bordo… a pochi centimetri dal nylon che funge da portiera ci sono veri strumenti essenziali, dal GPS alle bussole, dalla radio cb al portamappe… ma Hassan mi tranquillizza… Proviamo allora: tanto che vuoi fare? Certo non dormo in auto! Se vogliono portarsi via tutto facciano pure, io voglio riposare…

Hassan sembra divenuto la mia ombra. Ma a questo punto, davvero, non ho nemmeno più voglia di innervosirmi… E poi, in fondo, la serata è decisamente fresca e si sente come profumo di festa nell’aria, come una sensazione di qualcosa di grandioso e bellissimo che capiterà a breve…. Ed allora lancio l’idea:andiamo a cenare insieme, Hassan, nei vicoletti a ovest, in periferia… Andiamo dove noi occidentali non andremmo mai... E così accade. Saliamo in una stretta strada tra case fatiscenti e bidoni rovesciati. Ci infiliamo in un dedalo di violetti e sbuchiamo in una viuzza tanto fumosa da non riuscire a vedere il cielo… E' una strana sensazione: il fumo non è fastidioso in quanto forma una specie di cappa posta a qualche metro sopra il livello del suolo… Svoltiamo l’angolo e ci troviamo in una ressa vociante e coloratissima: decine e decine di grill disposti ai due lati del vicolo inondano l’aria di volute di fumo profumato, mentre uno sterminio di brochettes stanno a rosolarsi sui bracieri… L’intera stradina è un immenso caos di persone, chi seduto, chi in bicicletta, chi a piedi. Nessuno ci bada mentre percorriamo rapiti la via. Almeno un centinaio di gatti vagano tra i tavolini sgangherati di piccoli chioschetti improvvisati, coperti da sdruciti ombrelloni. Gruppetti di bambini si rincorrono tra le bancarelle tra le urla irose dei cuochi e dei fuochisti; giocano con un secchio di plastica tutto rotto, a guisa di pallone. Sono felici e liberi… Io penso ai nostri bambini coccolati e ricoperti di giochi nuovissimi e vizi antichi di secoli di benessere... e ritorno all’ira provata solo qualche ora prima nelle gole dei villaggi berberi… forse fanno bene a tirarci le pietre… o forse no, non lo so, ma non mi sento più ostile.

Con Hassan ci sediamo in quello che sembra essere il peggiore di tutti i chioschi della strada: ma siamo in ballo, dico ad Anto, tanto vale che balliamo e lasciamo fare a lui… Mentre attendiamo le nostre brochettes d’improvviso il cielo sembra aprirsi in un boato pazzesco, ed un lampo colora di violetto tutta la via, già ombrosa per il tramonto inoltrato… Subito dopo, come se una mano nascosta tra le nuvole avesse aperto un immenso rubinetto, un diluvio di proporzioni immani si abbatte sulla città. Siamo riparati da un basso porticato… L’acqua scende con violenza, un temporale davvero con i fiocchi… Ed ecco che tutti, prima i bambini, poi gli uomini e persino le donne, uscite come per incanto da porte fin’ora non viste, si gettano per la via, incuranti della pioggia battente. Tutti parlano forte, con voce eccitata,t utti ridono e corrono tra le pozze che subito hanno colmato il selciato. Anche Hassan sorride, anzi, ride proprio! Ed i cuochi gettano sulle loro griglie altri spiedini, bistecche, tocchetti di agnello… E’ festa questa sera ad Er Rachidia, perché piove…. L’euforia è tangibile sui volti di tutti.Io non capisco: solo quest’oggi ho oltrepassato un diluvio simile in montagna… qui non è piovuto forse? Hassan mi guarda, quasi con occhi lucidi: "mon amì, sono sette anni che qui non piove!"…

Guardo ancora alla strada. Continua a piovere: persino i gatti sembrano essere contenti e corrono per la via incuranti della pioggia… E’ un tripudio di movimento, colori, profumi, una canzone di voci dalle mille sfumature, dialoghi incomprensibili, ma la gioia traspare da ogni cosa. Anche le mie brochettes sono particolarmente gioiose, tanto che mi saltano in bocca praticamente da sole. Hassan mangia insieme a noi, ed insisto perché sia mio ospite in questa meravigliosa serata. Poi la pioggia diviene sottile, si dirada e cessa, lasciando l’aria fresca e la città illuminata dal riverbero di centinaia di lumi che si riflettono in mille pozzanghere….La stradina sembra un albero di natale con le sue mille lampadine accese… L’acqua sul selciato cattura la luce trasformandosi in un fiume argenteo, e poi la rilancia in alto, a perdersi tra le stelle che di nuovo ammiccano a milioni sopra il fumo dei grill.

Torniamo all’Hotel con una strana emozione nel cuore. Ci sentiamo anche noi felici della pioggia appena caduta, come se noi stessi facessimo parte di quel mondo. Come se anche noi avessimo un orto che arde di sete che forse, domani, darà più frutto per questa notte di acqua benedetta… Ringrazio Hassan della meravigliosa serata che ci ha permesso di vivere con la sua disponibilità.

Sono stato altre volte ancora in Marocco, ma non ho più visto Hassan. So che sta bene, perché tutti gli amici che ho occasione di indirizzare ad Er Rachidia passano da lui e con tutti si è sempre dimostrato un buon amico. Mi arrivano spesso, dai viaggiatori, i suoi saluti… ed allo stesso modo a lui giungono i miei. Non sappiamo quando ma entrambi siamo certi che ci rivedremo: e nel nostro cuore ci sarà la stessa emozione di quella notte in cui avemmo la fortuna di vivere insieme un grande, meraviglioso dono di Allah… (Pubblicato il 28 aprile 2008) - Letture Totali 57 volte - Torna indietro



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