Brasilia non è sexy
Un breve saggio sull'architettura di Brasilia, Brasile, di Alberto Angelici - Inviato il 07 settembre 2006 da Aziza.
Era il 1976, tanto tempo fa e se penso che si era in un altro secolo di un altro millennio, il senso di remoto s'accuisce in me con effetti quasi dolorosi. Allora vivevo in Canada da circa un anno: sull'aereo che mi riportava a casa da un breve viaggio in Italia avevo conosciuto una ragazza figlia di italiani emigrati in Brasile e decisi che presto sarei andata a trovarla.
Così avvenne e una volta a Rio volli assolutamente visitarne la leggendaria capitale amminiatrativa, Brasilia. Da tempo ammiravo lo stile modernissimo ma estremamente fluido delle opere del grande architetto brasiliano Oscar Niemeyer e ci tenevo a visitarne la realizzazione più famosa. Altre sue "creature", circa 500, sono in ogni parte del mondo; suoi i progetti della sede Mondadori a Milano e della Rénault in Francia, suo, ed è cosa recente, il progetto firmato a 90 anni appena compiuti, per l'auditorium di Ravello, sulla costiera amalfitana. Ancora oggi, il novantaseienne architetto, insignito di tutti i più prestigiosi premi internazionali, lavora nel suo studio di Copocabana e dichiara di avere " …grandi idee per il futuro!"
Sfacciata fortuna volle che appena prima dell'atterraggio l'aereo compisse una virata di quasi 180 gradi, consentendomi di godere di un colpo d'occhio eccezionale dell'unica città contemporanea che l'Unesco, undici anni dopo, nel 1987 avrebbe dichiarato patrimonio dell'Umanità.
Dal fitto della boscaglia, stesa su di un grande pianoro dello Stato del Goias, posto a quasi 1300 metri sul livello del mare e a 950 chilometri da Rio, spiccava, bianchissima e a forma di croce: Brasilia Strutture ardite e slanciate, quelle che nei giorni successivi andai ad esplorare, come rocce levigate dal vento, all'apparenza tanto moderne, addirittura futuristiche ma in realtà dense di chiari richiami architettonici allo stile tradizionale, in primis quello delle piramidi azteche che non è difficile rivedere nella splendida struttura della cattedrale, formata da una serie di agilissimi pilastri in calcestruzzo che a terra disegnano un largo cerchio e salendo stringono gradualmente fino a reggere una cupola che nella sua apparente leggerezza pare galleggiare nell'aria.
Oltre all'evidente collegamento stilistico con le piramidi a gradini, questa struttura esprime, così come molti altri edifici pubblici del centro di Brasilia, la volontà dei progettisti Niemeyer e Costa di interpretare con gusto moderno simbolismi antichi. Ecco allora che nei pilastri della cattedrale non è difficile scorgere un fascio di immense braccia, simbolo di unità e fratellanza cosmica, protese ad unirsi verso l' Alto reggendo ciò che potrebbe rappresentare una grande ostia consacrata. Simbolo di Brasilia, due milioni di abitanti, assieme alla cattedrale e uno degli edifici più fotografati è il palazzo del Parlamento, formato da due alte torri collegate tra loro da una pensilina aerea che lo rende simile a una grande H; negli intenti dei progettisti sta a rappresentare l'homo sapiens così come le due enormi conche poggianti sull'ampio piazzale antistante simboleggiano, una (quella rivolta in alto) la Donna in quanto grembo che genera la vita e l'altra (quella rivolta verso il basso) Gea, la Madre Terra da cui tutto ha origine.
Anche l'orientamento dato alla città al momento della sua costruzione tiene conto della posizione degli astri e del sole, così che il 21 aprile, data dell'inaugurazione ufficiale della nuova capitale che andava a sostituire Rio de Janeiro, il sole colpisca direttamente l'edificio che è sede del parlamento. Brasilia è una città nata dal lavoro di migliaia di operai e tecnici in soli tre anni per stupire, al costo di due miliardi di dollari di allora, ideale ponte tra l'antichità e l'era moderna; l'intento è quello di trasmettere del Brasile un'immagine nuova e al passo con i tempi, oltre che per rilanciare un'area geografica per molti versi dimenticata ed economicamente arretrata. Se sotto questi punti di vista di certo il risultato è stato raggiunto, i lunghi viali diritti, il biancore accecante degli edifici, incredibilmente plastici nelle loro linee snelle e ardite che non fanno certo pensare alla pesantezza industriale del calcestruzzo ma a forme leggere e quasi eteree, tuttavia comunicano la sensazione di una città priva di vita alla stregua di un mausoleo. La sensazione nasce forse dal fatto che ogni edificio è coevo a quello che gli sorge accanto, ad esso omogeneo perchè nato dalle medesime matite, dal raziocinio estremo (oltre che dallo straordinario gusto estetico di menti eccezionali, certo); questa uniformità assoluta, l'ordine perfetto, introvabili in ogni altra città, anzichè creare un senso di maggior armonia, al contrario trasmettono alla lunga freddezza, un senso di finto e di monotono, a conferma forse del fatto che non è la perfezione (inesistente in natura) a generare la bellezza.
Prova ne siano i tanti luoghi antichi del nostro paese dove edifici di epoche differenti sorgono spalla a spalla in un'apparente caos che all'atto pratico risulta affascinante. Così come donne assolutamente perfette possono a volte non essere affatto sexy. E non è forse vero che davanti a un paesaggio di grande equilibrio e bellezza siamo portati a dire. "Guarda, è tanto bello che…sembra finto!" (Pubblicato il 07 settembre 2006) -
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