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Cronache dal Santuario di Macchu Picchu

Itinerari, Tour e Idee di viaggio

Un po' di cose da sapere prima di avvicinarsi al Macchu Picchu, sulle Ande del Perù, itinerario e filosofia di Elena Braiato - Inviato il 02 agosto 2006 da Elena Braiato.

Cronache dal Santuario di Macchu Picchu

Sito o fonte Web: www.pacaya-samiria.com Non tutti forse sanno che il Santuario di Macchu Picchu, Patrimonio Culturale e Naturale dell’Umanità, comprende non solo la cittadella ma anche il Cammino Inca, che ogni anno 70.000 turisti scelgono di percorrere per raggiungere la fortezza incaica.



Il cammino inca e la cittadella

Percorrere il Cammino Inca a Macchu Picchu è il modo migliore per comprendere la logica e la simbologia dei costruttori del complesso archeologico. Con i suoi 43 km, il Cammino Inca èuna parte dei 23.000 che conformano il Qapaq Ñan, il Gran Cammino: la rete stradale degli Inca si estendeva, verso sud, fino all’Argentina e al centro del Cile e raggiungeva, a nord, gli attuali confini di Ecuador e Colombia. Oltre ad essere un’opera tecnologica impressionante, permetteva il contatto tra popolazioni separate da zone ecologicamente diverse e distribuite in una delle aree geografiche più varie ed inaccessibili del pianeta. Nè va dimenticato che i costruttori riutilizzarono, recuperarono e migliorarono vie di comunicazione già esistenti, costruite dalle civiltà precedenti, come i Wari o i Moche, dando un esempio di gestione del patrimonio storico. Che dovremmo prendere in considerazione ancora oggi.



La logica degli Inca

Quando negli anni ‘50 del XX secolo, Macchu Picchu si converte nel simbolo della cultura Inca e in una delle attrattive turistiche più importanti al mondo, si creano anche le condizioni per rendere la cittadella accessibile al turismo: alcune ore all’interno delle sue mura di fronte ad un paesaggio impressionante, dopo un viaggio in treno ed una rapida salita in bus dal paese di Aguas Calientes. Ma questo modo di entrare e di osservarla, ha segnato una rottura con la logica che gli Inca avevano riservato alla loro città sacra. Tale logica contemplava un modo di arrivare, che obbligava il viandante a ricorrere con grandi sforzi un cammino di granito e di quarzo, lungo il quale trovava costruzioni adibite a diversi fini (alloggi, meditazione, vigilanza, culti religiosi) ed incontrava una natura natura fatta di piante, animali e paesaggi diversissimi tra loro. Ed ancora climi e fenomeni atmosferici che facevano sentire l’uomo come una parte insignificante della natura, per poi porlo, alla fine del cammino, di fronte allo spettacolo magico ed impressionante di Macchu Picchu: insomma una visone olistica e cosmica del cammino, della méta e del contesto.

La logica del turismo

La fragilitàdel Santuario nel suo complesso è grande: lo dimostra la scomparsa di specie animali e vegetali, in fuga da una presenza umana eccesiva e poco discreta. Lo dimostrano gli incendi disastrosi e le 7 tonnellate di spazzatura spazzatura accumulata giornalmente in alta stagione. Nel 1990 si promulgò un regolamento per l’uso del Cammino Inca, che entrò in vigore solo nel 2001 e che era destinato a proteggere le risorse locali secondo una strategia molto esigente. Ma mentre il costo dell’ingresso al sito è triplicato, i servizi previsti dal regolamento sono rimasti solo sulla carta: mancano servizi igienici, non c’è informazione sufficiente, la distribuzione degli accampamenti è arbitraria, manca un sistema di smaltimento dei rifiuti, sembra addirittura che illimite massimo diario di persone ammesse (500) non sia veramente rispettato.



Una logica diversa

E’stato recentemente approvato il nuovo Plan Maestro ("piano regolatore piano regolatore") del Santuario di Macchu Picchu: l’obiettivo è quello di frenare lo sfruttamento turistico incontrollato. Non dimentichiamo che la situazione èdavvero allarmante, se si pensa che nel 2004 l’Unesco (sotto la cui tutela rientra il santuario in qualitàdi patrimonio mondiale dell’umanità) èarrivata ad esprimere l’intenzione di dichiarare il santuario come monumento in pericolo, minacciando la sua chiusura al pubblico. Questo vuole essere un monito per tutti coloro che anche quest’anno avranno il priviliegio di poter vedere una delle meraviglie del mondo e chissà anche un’esortazione a scegliere in alternativa una delle innumerevoli destinazioni archeologiche che offre il Perù, lasciando un po’di respiro alla cittadella sacra degli Inca. Nella speranza che le autorità locali rendano effettiva la normativa approvata, gli operatori turistici prendano coscienza che potrebbe venire meno una delle loro maggiori fonti di guadagno, i turisti comprendano che proprio da loro dipendono le sorti di Macchu Picchu e della popolazione che ci vive. (Pubblicato il 02 agosto 2006) - Letture Totali 126 volte - Torna indietro



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