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Un premio tanto atteso

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Breve racconto su Santiago de Compostela e vicinanze, Spagna, di Andrea Gatti - Inviato il 24 giugno 2006 da andrea74.

Un premio tanto atteso

Dicembre, volo Iberia Barcellona-Santiago. Viaggio stand-by...il volo e' pieno ma alla fine, c'e un posto, e' mio..posso partire.

Arrivo al minuscolo aeroporto galiziano e mi accorgo che la Spagna, mia nuova casa da almeno 5 anni, offre ancora una versione diversa di se stessa. Nuova lingua, nuove usanze e nuovi sorrisi.

Pamela e Stefano, miei compagni di viaggio, mi aspettano all Hostal Alameda, nel pieno centro di Santiago. Non vedo l’ora di vederli e di scoprire la città. Deve andare, devo vedere, come un folle pellegrino che non ha tempo ( e di fatto non ne ho), .voglio scoprire questo luogo millenario, mistico e affascinante.

Santiago mi divora l’anima in pochi minuti, un salto nella storia, come piace a me, un volo nei secoli e nel tempo: Praza Obradoiro, il cuore pulsante e il microcosmo della cittadina compostelana, la cattedrale, e' notte. L’atmosfera da “Il nome della Rosa” mi rapisce e mi restituirà alla realtà solo qualche giorno dopo. Farò fatica a riprendermi.
Siamo tutti così diversi noi viaggiatori, tutti pensano di vedere le stesse cose, di provare le stesse emozioni, che illusi! La bellezza nel viaggiare è che costruiamo attraverso i nostri occhi, la nostra mente e il nostro cuore, emozioni e percezioni che sono solo nostre, uniche ed inimitabili. È un po’ come la vita: ogni esperienza è nostra e solo noi stessi siamo in grado di sentirne la piacevolezza o il disagio. Unicità ed esclusiva…che bello! Un’emozione nostra è un nostro tesoro, è qualcosa che non ci potranno rubare, copiare o smentire.

Il complesso storico di Santiago è meraviglioso, il cielo stellato e quelle guglie che sembrano un missile lanciato verso un Dio superiore.
Posso solo immaginare gli occhi dei pellegrini giunti da chissà dove, una visone mistica, un premo atteso che va ben oltre le credenze religiose o gli ideali spirituali individuali.

La Galizia è una terra splendida. Verdissima per le frequenti piogge, una cucina gustosa dal sapore unico, una dolcezza nello spirito di questo popolo semplice, così diverso dai catalani affannati nel lavoro, nel risparmio e nel successo. Altra Spagna, bella Spagna.

Mi ambiento subito. Un giro di tapas alla Taverna O Bispo, succulenti montaditos, vino ribeiro e poi cena ...calamari, ancora vino ribeiro, caldo gallego. Insomma, si mangia bene e si vive bene.

Il giorno dopo destinazione Costa Da Morte. Affittiamo con la tariffa super scontata della Europcar una macchina e accompagnati dalle melodie dei Keane, di Madonna e ahimé di Laura Pausini, raggiungiamo le coste bagnate dal grande oceano, l’Atlantico, nella sua versione più spettacolare e magica. Spiagge stupende, la spuma di onde verdi e dorate dalla luce intensa del sole di dicembre, un mare blu e minaccioso, la sabbia arricchita da migliaia di frammenti di conchiglie, cagnolini che scorrazzano liberi, qualche coppia che amoreggia e una pace interiore infinita. Attraversiamo colorati paesini di pescatori, occhi sorpresi e stanchi da levatacce improbabili. Il paesaggio è verde, sembra un altro mondo se comparato con l’aridità della Meseta o le brulle colline andaluse.

Pranziamo divinamente a Lira, sulla via per Carnota e raggiungiamo Muros, poi Freixo e infine il capolinea delle terre conosciute: Finisterre. Il punto più a ovest, l’ultimo sguardo dei barconi iberici alla volta delle americhe, l’ultimo saluto della penisola iberica ai suoi esploratori, a quegli uomini che l’hanno resa grande nella ricchezza e nella miseria. Uomini alla ricerca di un sogno, navigando un mare che spesso li ha rapiti e li ha scolpiti con la dolcezza di una goccia dell’oceano, nei grandi libri della storia.

Tutto meraviglioso, tutto magico.

Ultimo giorno: Santiago. Un saliscendi di stradine, un cielo nuvoloso che mitizza questa cittadina piccola ma grande. Tra gli edifici della parte nuova si intravedono le colline verdi, tra queste ecco la collina più famosa. Il colle del Gozo, il punto d’arrivo dei pellegrini: una statua indica la strada verso le spoglie di Sant Iaco, l’apostolo martire, simbolo del culto millenario di Compostela, patrono e difensore della Spagna, santuario risparmiato in tempi remoti dagli stessi arabi, dai visigoti e dai vichinghi.

Spoglie scoperte, perse e ritrovate..mito e realtá si fondono in questa leggenda. Mito e Realtá sono le costanti di Santiago: la vieria, la conchiglia simbolo della cittá sarebbe stata utilizzata come bicchiere dai pellegrini, le bancarelle intorno alla vecchia antagonista di Roma, presentano statuine di streghe orrende, di elfi, gnomi dai nasi abnormi e strane ricette per scongiurare il malocchio. Sacro e Profano si mescolano e fanno di questo posto un luogo dove la passione, al fede cieca ma soprattutto una dedicazione perversa ha costruito questa cittá monumento che non dimenticheròr mai.

Girovagare per le sue stradine, le sue taverne, i suoi bar...provare i suoi orujos, i suoi dolci e i suoi formaggi....Chissá cosa ne penserá Santiago??? (Pubblicato il 24 giugno 2006) - Letture Totali 88 volte - Torna indietro



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