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L'emozione infinita...

Racconti e Articoli di Viaggio

Racconto di viaggi fuoristrada in Marocco, di Robo Gabr'Aoun - Inviato il 13 gennaio 2004 da Robo GabrAoun.

L'emozione infinita...

Sono stato in Marocco molte volte ed ancora ci andrò. Non vi è angolo di questo meraviglioso Paese che non mi abbia donato emozioni indimenticabili, nel bene e nel male…

Ho percorso diverse migliaia di chilometri sulle sue strade e molti di più lungo le sue piste, ed ho incontrato decine di uomini che mi hanno lasciato in dono il loro indelebile ricordo nell’anima. No, non ho mai trovato soffocante il Marocco, i suoi abitanti, la sua quotidianità così lontana dalla nostra schizofrenica e programmata, così naturalmente pacata e sorniona, in armonia con i cicli del giorno e della notte, del caldo e del fresco,della luce e del buio…

Mi sono perso in Marocco, in una delle mie prime esperienze, e non me ne vergogno né lo nascondo. Anzi, faccio tesoro di questo vissuto per fare in modo che non accada più. Mi sono arrabbiato in Marocco, tanto da mandare a quel paese una pattuglia della Polizia, ben sapendo quale immenso potere abbia quest’organo in Nord Africa… Mi sono preso le sassate in Marocco, il vento di sabbia che tutto cancella ed opprime, persino la grandine ed i fulmini. Ho avuto paura in Marocco, guidando lungo le forre disabitate a sud di Fezzou in piena notte, paura dell’ignoto, del buio, di chissà quale arcano, dei predoni veri ed immaginari…

Ho dormito solo nel Nulla con la mia accetta al fianco in Marocco, rendendomi poi conto che nulla e nessuno mi avrebbero mai nuociuto. Ho amato ed amo quella Terra, ne ascolto quotidianamente i suoni e le voci, lo rivivo nella memoria alla sera, quando guardo le fiamme di Nar, il fuoco, danzare nella mia casa italiana, che davvero poco ha di questa nostra Italia… L’ho amato tanto da cercarlo nelle sue pieghe più nascoste, nella sua solitudine più assoluta, per scoprirlo scevro da ogni preconcetto ed ogni luogo comune, primi tra tutti quelli nascosti così profondamente nel mio inconscio di uomo europeo, con secoli di concetti culturali sbagliati come patrimonio di sapere…

E l’ho incontrato, o sì, l’ho incontrato. L’ho incontrato nei dialoghi a gesti con i Berberi d’Atlante, con i taglialegna a nord di Kenithra, negli occhi dei pastori nella solitudine delle pietraie intorno ad Oum Jirane, dove un 4x4 di turisti mai passerà. L’ho visto nei bimbi seduti intorno a me ai piedi delle dune di Ch Gaga, lontano da qualsiasi idea che un giornale od una rivista possa dare del Marocco e delle sue genti. L’ho visto nei canti dei Berberi di Issfoull, e nel loro accompagnare i miei canti e la mia chitarra, nel nostro ridere insieme nel raccontarci i reciproci sogni nel cassetto, nemmeno poi così distanti. E l’ho ancora incontrato per le strade dei villaggi del Riff, il tanto temuto Riff, dove ho girovagato per medine affollate ed ho cenato solo tra centinaia di tranquillissimi autoctoni. L’ho incontrato nelle centinaia di thè bevuti dopo un incontro casuale, nelle mani che mi hanno spinto quand’ero insabbiato o nello sguardo di chi invece ha ricevuto l’aiuto delle mie. L’ho incontrato nel mio restare ore a giocare a carte, all’ombra dell’auto, sui picchi del Tafilalt, tra greggi di pecore e viandanti incuriositi ma cordiali…

Ed ancora lo incontrerò quest’estate, quando cercherò nuove piste a sud di Guelmine, a est di Tata ed Akka, e cercherò di trovare l’anima del fiume Draa sepolta nelle sabbie. Ed ancora lo incontrerò dividendo questa gioia solamente con mia moglie e le mie ruote, senza rotte prestabilite, senza tempi da rispettare, con la sola voglia di meravigliarmi ancora ed innamorarmi ancora di questo paradiso di colori e profumi.

La sabbia è in me. (Pubblicato il 13 gennaio 2004) - Letture Totali 64 volte - Torna indietro



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